lunedì 22 dicembre 2008

Lettera a una bambina che sta per nascere..


Cosa hai sentito finora del mondo attraverso l’acqua e la pelle tesa della pancia di mamma? Cosa ti hanno detto le tue orecchie imperfette delle nostre paure? Riusciremo a volerti senza pretendere, a guardarti senza riempire il tuo spazio di parole, inviti, divieti? Riusciremo ad accorgerci di te anche dai tuoi silenzi,a rispettare la tua crescita senza gravarla di sensi di colpa e di affanni? Riusciremo a stringerti senza che il nostro contatto sia richiesta spasmodica o ricatto d’affetto? Vorrei che i tuoi Natali non fossero colmi di doni segnali a volte sfacciati delle nostre assenze- ma di attenzioni. Vorrei che gli adulti che incontrerai fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: qualità dei più saggi. La coerenza, mi piacerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai esistono oltre alle regole le relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia della nostra stessa identità. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire vuoti, né pietire uno sguardo o un’ora d’amore. Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia. Adora la tua inquietudine finché avrai forze e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili. Dona loro il tuo vento intrepido, ascolta il loro silenzio con curiosità, rispetta anche la loro paura eccessiva. Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapiente lungo la linea dell’orizzonte. E tu allora porterai quell’amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima.
ps: questa lettera l'ho presa da un libro consigliatomi alle superiori ovvero, "Non siamo capaci di ascoltarli" riflessioni sull'infanzia e l'adolescenza di Paolo Crepet. Una lettera che ci porta a riflettere sul nostro tempo e sul rapporto genitori-figli.

Computer e videogiochi..


Oggi vorrei ribadire la mia idea sull’uso del computer,dei videogiochi da parte del bambino. Prima di tutto non penso che il computer danneggi o peggiori il bambino, è logico che se lascio un bambino 3 o 4 ore attaccato al computer questo me ne esce fuso, in ogni cosa ci deve essere una giusta via di mezzo non posso negare completamente l’utilizzo delle tecnologie, nella nostra società esse sono fonte di informazione e conoscenza. L’uso del computer è un modo di conoscere il mondo, di stare aggiornati, al passo con la società. Ma non deve diventare una fissazione, sono favorevole al computer ma per scopi scolastici e conoscitivi..Per quanto riguarda i videogiochi trovo sia un po’ stupido proibire completamente questi giochi, sarei favorevole a giochi che hanno come obiettivo quello di sviluppare certe capacità intellettive, o videogiochi che riguardano argomenti scolastici, certo sono contraria ai giochi di violenza e aggressività. Secondo me tutto sta nell’impostare un rapporto di fiducia, di responsabilità con il bambino, in veste sia di educatrice che di genitore, se io so farmi rispettare, ho fiducia nel bambino so spiegargli l’uso di certe tecnologie e mettermi accanto a lui per fargli sentire la mia presenza, spiegargli che ci può giocare solo qualche ora alla settimana, non vedo perché non posso lasciarlo libero di giocare e di svagarsi(tutto sta nel rapporto instaurato).

giovedì 18 dicembre 2008

Il bambino e il sapere 2.......


Un intervento che miri al potenziamento della consapevolezza e della flessibilità nell’uso di strategie cognitive può essere il computer.Questo strumento, qualitativamente diverso da quelli tradizionali, invita lo studente a porsi delle domande, a prendere delle decisioni su quali operazioni compiere.Partendo dal presupposto che il computer non fa niente che non gli venga detto di fare, ne deduciamo che esso realizza le potenzialità che noi gli attribuiamo, si ha così il passaggio da “ciò che si vuole fare” a “come lo si deve fare”. Affinché il soggetto acquisisca consapevolezza dei propri meccanismi mentali e sappia controllare le proprie strategie di apprendimento, è importante che egli possa verificare retrospettivamente il percorso mentale seguito....Questa è una qualità del computer in quanto potenzia la metacognizione attraverso un feedback, che offre la possibilità di registrare le azioni compiute dal soggetto su di esso e di restituirgli un resoconto immediato.
Potrebbero essere occasioni di sviluppo della competenza metacognitiva, anche programmi ludici come i videogiochi,premettendo che va tutto dosato e usato nella maniera e nei tempi giusti allo sviluppo del bambino,essi richiedono intuizione, automaticità di risposta, spingono a raggiungere l’obiettivo ad escogitare diverse strategie,...riflettendo sui meccanismi adottati, è utile aiutare lo studente ad applicare ciò che apprende tramite i mezzi di comunicazione,in questo caso il computer che diventa per lui uno strumento valido per conoscere meglio il mondo.(per meccanismi intendo la capacità di usare strategie diverse a seconda della situazione e del problema).

Il bambino e il sapere........


Un altro settore che ha suscitato l’interesse dei ricercatori è quello relativo a come i bambini arrivano a conoscere ciò che effettivamente sanno. ...Gli psicologi usano il termine di metacognizione per riferirsi a una consapevolezza dei processi di pensiero.Si parla di metacognizione in riferimento a quell’insieme di attività psichiche che presiedono al funzionamento cognitivo. Se i processi cognitivi riguardano operazioni mentali inerenti al pensare, leggere, ricordare, immaginare, risolvere problemi e prendere decisioni, allora la dimensione metacognitiva di tali processi è rappresentata dalle conoscenze, valutazioni, decisioni che fanno sì che il processo venga attivato, condotto in un modo invece che in un altro, corretto, portato a termine o interrotto. In questo tentativo di definizione si fa strada una distinzione classica all’interno della teoria metacognitiva: quella tra ,...conoscenza metacognitiva che riguarda tutto quanto un soggetto sa e crede del funzionamento del processo,...e controllo metacognitivo, costituito dalla continua valutazione del processo stesso che permette di individuare la difficoltà del compito, la scelta e il cambiamento delle strategie con cui svolgerlo. Diversi studiosi riconoscono l’importanza che la competenza metacognitiva ha nel migliorare le prestazioni in compiti cognitivi. Infatti si è rilevato che in genere,..quanto più una persona è cosciente di ciò che fa e di come la propria mente lavora e quanto più è in grado di operare un controllo sui propri processi cognitivi, tanto più ottiene risultati positivi nelle attività che esegue...A questo proposito questi dati inducono a sostenere che le difficoltà evidenziate da alcuni studenti nel lavoro scolastico possono dipendere, non soltanto dalla mancanza delle abilità cognitive di base necessarie, ma anche da una scarsa o cattiva consapevolezza che l’alunno ha relativamente alle strategie di pensiero e ai comportamenti che rendono efficace lo studio. Di conseguenza un soggetto può ottenere scarsi risultati perché organizza il proprio lavoro in modo poco funzionale agli obiettivi che si prefigge, traendo dalla sua attività esigui benefici. Da ciò si può dire che è importantissimo l'uso di strategie nel risolvere compiti o anche solo per il bambino nelle piccole difficoltà che incontra ogni giorno..Nel prossimo post continuerò con questo argomento.

martedì 16 dicembre 2008

Come si trasforma la figura dell’insegnante/formatore?


Possiamo dire che il suo ruolo passa da quello di “dispensatore di informazioni” a "facilitatore del cognitivo", che sa quanto sia importante, ai fini dell’efficacia del sapere, un ambiente dove il Sé può essere messo alla prova in modo protetto durante la sua crescita.Naturalmente questa figura che ancora oggi non viene definita professionalmente anche se oggi si parla di media educator, deve avere una profonda conoscenza dei mezzi di comunicazione, dei loro meccanismi ed altre competenze come quello di essere in grado di pianificare la didattica e di partecipare al progetto per gli studenti, valutando i risultati finali e occupandosi dell’ambiente emotivo e sociale che si crea nella comunità. Egli deve possedere una buona empatia, deve sapere mettersi in discussione, queste cose inoltre sono in comune con l’insegnante tradizionale. Alcuni psicologi, pedagogisti hanno delineato un Giornale di bordo che nell’attività didattica aiuta a riflettere su COME e PERCHÉ’ si sta facendo quella tal cosa. Questo consiste in 5 sezioni: 1)OBIETTIVI,2)ANTICIPAZIONI,3)PIANIFICAZIONE 4)MONITORAGGIO,5)ESPERIENZA. Inoltre si modifica anche la modalità dell’insegnamento-apprendimento per esempio cambia il ruolo dell’insegnante che da trasmettitore di conoscenze diviene organizzatore di processi di ricerca delle conoscenze. E’ importante che l’insegnante/formatore si ponga come “colui che apprende” insieme ai bambini e che, soprattutto, sappia “che cosa”, quali abilità cognitive voglia far acquisire e potenziare nei suoi alunni.

lunedì 15 dicembre 2008

Maria Montessori...2


Ogni fase evolutiva è un periodo sensitivo per un determinato tipo di apprendimento che è finalizzato a conseguimenti utili e diretto da istinti guida. Ognuno impara facendo, ma questo fare non è né ripetitivo, né casuale. La Montessori considerava l’insegnamento tradizionale repressivo e vi contrapponeva un insegnamento normalizzato, consistente nell’astenersi, così che il bambino potesse avere lo spazio per agire personalmente. Per questo motivo l’insegnante doveva mettere particolare cura nel costruire l’ambiente di apprendimento; in questo senso si può ritrovare nell’insegnamento le funzioni della facilitazione, dell’arricchimento e dell’orientamento. Infine nella pedagogia montessoriana riveste notevole importanza l’uso di sussidi scolastici e strumenti scientifici costruiti appositamente “su misura di bambino”.La prossima volta parlerò del ruolo dell’insegnante facilitatore/formatore.

Maria Montessori...


Una pedagogista fondamentale, alla quale sono legata e che ho amato studiare, è Maria Montessori. Essa nacque a Chiara valle nel 1870, si laureò in medicina e chirurgia nel 1896 con una tesi in psichiatria, diventando così la prima donna medico in Italia. Come medico, inizialmente si occupò dell’apprendimento dei bambini disabili con deficit mentali e successivamente ebbe l’importante intuizione di utilizzare quanto elaborato in questo campo anche con i bambini normodotati. Si convinse, infatti, che i disturbi andassero attribuiti più all’anormalità ambientale che alle carenze organiche. Per la Montessori un ambiente sfavorevole incideva negativamente annullando le possibilità di sviluppo anche nei bambini normodotati. L’apprendimento, consiste nel passare da un tipo di mente assorbente a un tipo di mente cosciente, derivante, cioè, dall’elaborazione interiore stimolata dal contatto con il mondo esterno. L’apprendimento è sempre uno sforzo di adattamento del mondo a se stessi, qualsiasi sia l’età e il contesto. Il pensiero montessoriano comprende un ambiente adatto, una maestra umile e direttrice, e infine l’uso del materiale scientifico. Essa fonda la Casa dei bambini nel 1907..nelle borgate di Roma.

Il pensiero delle sorelle Agazzi 2...


Alcuni aspetti interessanti che riguardano il pensiero delle sorelle Agazzi sono i seguenti: lo sviluppo dei sensi, la lingua, il canto, il lavoro, il giardinaggio e l’agricoltura. Lo sviluppo dei sensi avviene mediante l’interazione con l’ambiente che circonda il bambino e che propone stimoli sempre nuovi e sempre diversi. La capacità della maestra sta nel cogliere ogni spunto fornito dalla vita quotidiana e trasformarlo in occasione di apprendimento. In questo modo è possibile sviluppare sia le capacità percettive sia le capacità logiche astratte. Per quanto riguarda la lingua, il ruolo dell’insegnante sta nel guidare il bambino ad imparare mediante il racconto, mediante il dialogo attraverso le favole, le regole che governano la lingua ed il suo uso. E attraverso il canto si sviluppa la parte spirituale del bambino avvicinandolo al mondo puro dei suoni e all’arte. Il lavoro deve essere manuale perché il bambino impara facendo. Bisogna insegnare al bambino a procedere per gradi, secondo una progressione ordinata di procedimenti. E’ compito dell’insegnante facilitare l’apprendimento, scegliendo attività semplici e divertenti per i bambini come il disegno, la realizzazione di piccoli lavoretti. Tra le attività pratiche hanno un’importanza preminente il curare le piante e la terra, questo aiuta i bambini ad apprendere portando la natura stessa, la vita reale nell’insegnamento.

La scuola materna delle sorelle Agazzi..


Tra la fine dell'800 e l'inizio del nostro secolo si sviluppano in Italia due esperienze educative fondamentali per la storia della pedagogia infantile:la scuola materna e la casa dei bambini di Maria Montessori. Oggi parlerò di due pedagogiste fondamentali per la pedagogia infantile, le sorelle Agazzi. Esse seguendo il modello di Frobel propongono una trasformazione dell'asilo infantile ancora di più a misura di bambino. L'educazione deve essere caratterizzata dall'atmosfera familiare e affettiva cui il bambino è abituato,segnata dalla presenza materna delle educatrici. La loro scuola materna nasce da un esperimento. E' basato sulla pratica della scuola attiva,il bambino impara facendo, affina le proprie capacità attraverso il fare. Un aspetto estremamente importante è la preparazione delle maestre. Esse devono unire alle doti umane di pazienza,disponibilità,capacità organizzativa,fermezza,anche una cultura finalizzata all'insegnamento. La prossima volta affronterò alcuni aspetti più specifici del pensiero delle sorelle Agazzi..

domenica 14 dicembre 2008

Il gioco di regole..


Il gioco di regole, implica il sottoporsi ad una regola o legge valida per tutti, e viene eseguito sempre più spesso a partire dai sette o otto anni; inoltre, esso è il tipo di gioco che si trova più spesso tra gli adulti. Negli anni precedenti l’egocentrismo non permette al bambino di cogliere i punti di vista altrui e, quindi, di avere attività in comune. Di conseguenza, fa le gare, imitando gli aspetti esteriori del gioco, senza seguirne le regole. Nell’età scolastica, invece, nasce l’interesse per i giochi di società e le loro regole. E’ davvero sorprendente osservare l’inventiva dei bambini nel proporre regole sempre nuove e la serietà con cui le seguono, per quanto banali possono sembrare ad un adulto. Con questa serietà essi conservano una fiducia reciproca e, quando vincono, hanno veramente il senso di aver vinto. Questo è fondamentale per imparare ad attenersi alle regole e a considerare i diritti degli altri: ciò ha un evidente valore sociale ed è pure un esercizio per diventare dei buoni cittadini. Il bambino può comprendere che i rapporti sociali, per essere duraturi, si fondano su delle regole. Si impara che quando si è costituita una data struttura sociale, possono agire, divertirsi e rilassarsi entro di essa senza il timore di esserne allontanati. Sono utili quei giochi che il bambino può fare, coi genitori o con gli amici, sia in casa sia fuori.

Il gioco di costruzione


Per quanto riguarda il gioco di costruzione esso assieme al gioco di regole, è il più tipico dell’età scolare. L’entrata del bambino nella scuola coincide con una curiosità e un interesse per le cose che sembrano insaziabili; ciò si rispecchia anche nell’amore per le collezioni, le classificazioni e le gerarchie. Egli è, quindi, appassionato alla raccolta di figurine o di vari tipi di oggetti, a riconoscere i vari modelli di automobili. Questa evoluzione si riflette anche nel gioco. Si nota più ordine e più precisione nel riprodurre la realtà. Il bambino è teso a costruire, a realizzare qualcosa: già a 18 mesi, quando erige una torre con dei cubi, fa un gioco di costruzione. Ora, però la manipolazione costruttiva ha un’importanza tale che possiamo parlare di età delle costruzioni e di età della meccanica. Sono da favorire giochi che allenano la manualità, stimolano l’immaginazione e la creatività, e favoriscono la socialità.

venerdì 12 dicembre 2008

Il gioco simbolico..


Per quanto riguarda il gioco simbolico, esso inizia attorno ai 18 mesi, si distingue per la finzione e l’impiego di vari simboli. E’ il gioco del “fare come se..”, del “fare finta di..”.Il bambino, inizialmente applica l’azione simbolica su se stesso, successivamente a qualsiasi tipo di oggetto. Egli cambia ruolo da momento a momento giocando ai grandi e organizzando azioni complesse. Al centro di questo genere di rappresentazioni sono gli adulti; questo è il periodo in cui l’imitazione e l’identificazione iniziano ad influenzare lo sviluppo della personalità. Nel rappresentare persone adulte è evidente uno scopo sostitutivo e compensativo. Il bambino piccolo, impotente e con risorse ancora limitate, si finge adulto e modifica la vita reale in funzione dei suoi desideri. La vita di gioco e di fantasia ha anche uno scopo psicoterapeutico: infatti i bisogni frustati, l’aggressività e le paure nascoste del piccolo vi trovano una valvola di scarico. Nella vita quotidiana egli avrà una vita più serena e adeguata. E’ utile fornirgli giocattoli che gli permettano di assolvere compiti che si è imposto, aiutandolo ad accrescere la sicurezza in sé.

Il gioco d'esercizio


In questi prossimi post approfondirò meglio le varie forme di gioco cominciando dal gioco di esercizio. All’inizio il piccolo ha bisogno di agire in modo autonomo. Comincia ad esercitare le sue capacità per il puro piacere della funzione fisica, del movimento fine a se stesso. I primi giochi si riferiscono, quindi al proprio corpo: via via, col tempo, sgambetta, apre e chiude le mani, emette dei suoni. Nelle sue attività il piccolo include vari oggetti, e al semplice piacere funzionale aggiunge il piacere del successo: scuote un sonaglio per produrne il suono. Nei primi 2 anni la destrezza del piccolo migliora e il gioco di esercizio diventa sempre più frequente e complesso: la caratteristica di questo periodo della vita è l’attività perpetua. E’ buona regola fornire al bambino giocattoli dotati di movimento, di suoni, di colori vivaci e contrastanti, di forme complesse e articolate.

giovedì 11 dicembre 2008

Giocare,ridere,crescere...


Nel post di oggi intendo parlare di un’attività fondamentale per il bambino, ovvero Il gioco. Questo termine può essere definito come un termine “valigia”,indica un insieme di cose diverse, si caratterizza per la libertà e la spontaneità. Ha come scopo il divertimento, ed ha due funzioni fondamentali:
-una funzione socializzante, in quanto il gioco riesce a rispondere a pieno al bisogno di socializzazione,e aiuterebbe il bambino a uscire dal suo egocentrismo e a mettersi nei panni degli altri,
-una funzione diagnostica, infatti osservando un bambino che gioca si possono trarre informazioni sulla sua personalità.
Si può dire che il gioco favorisce lo sviluppo intellettivo. Secondo Piaget, il gioco assume forme diverse con l’età del bambino; abbiamo, così, il gioco di esercizio, tipico della fase senso motoria, il gioco simbolico, più frequente nella fase preoperatoria, il gioco di costruzione e quello di regole, che compaiono nella fase delle operazioni concrete. Quanto ai giocattoli da fornire, il bambino trae il maggior beneficio se sono adatti alla fase dello sviluppo che sta attraversando.”Il bambino deve fare le sue esperienze gradualmente. Crescerà tanto più forte e sereno quanto meglio ha potuto approfondire le sue esperienze”D. Perego, segretario Comitato Italiano per il Gioco Infantile.

Il bambino e il mondo...


L’argomento di cui mi occupo oggi è di come il bambino arriva a conoscere il mondo che lo circonda, e questo attraverso il punto di vista dello psicologo Piaget. Piaget ha contribuito ad una teoria di maggior peso sulla crescita intellettiva dei bambini, egli pone in evidenza le funzioni biologiche e le influenze ambientali che danno il via ai mutamenti evolutivi dell’organizzazione, ovvero nella struttura, dell’intelletto. Lo psicologo svizzero definisce l’intelligenza come una funzione vitale fondamentale che aiuta l’organismo ad adattarsi all’ambiente. Questa è una forma di equilibrio alla quale tutte le strutture cognitive tendono. Piaget descriveva la crescita intellettiva come un processo attivo in cui i bambini ripetutamente assimilano nuove esperienze ed accomodano le loro strutture cognitive a queste esperienze. L’adattamento e l’organizzazione rendono possibile ai bambini di costruire una comprensione sempre maggiore del mondo in cui vivono. Piaget fu in grado di identificare quattro modelli di ragionamento correlati all’età e che, a suo avviso, rappresentano differenti stadi di crescita intellettiva. Questi importanti periodi dello sviluppo cognitivo sono:
-lo stadio senso motorio(dalla nascita a 2 anni),
-lo stadio pre operatorio(da 2 a 7 anni),
-lo stadio delle operazioni concrete(da 7 a 11 anni),
-lo stadio delle operazioni formali(da 11 anni in poi).
Secondo Piaget tutti i bambini passeranno attraverso questi stadi senza poterli saltare, perché ciascun stadio si costruisce sul completamento di tutti gli stadi precedenti. La teoria di Piaget non è una teoria dell’educazione, ma diversi educatori hanno appreso dal lavoro dello psicologo, che i bambini sono per natura individui dotati di curiosità che imparano meglio costruendo la loro stessa conoscenza attraverso esperienze di aspetti relativamente nuovi, cioè dalle informazioni che stimolano la loro comprensione e li inducono a rivalutare ciò che già sanno
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L'indispensabile educazione!...


Salve a tutti!Oggi parlerò di quella che è centrale per il lavoro di educatore,ovvero l’educazione. Nel mondo d’oggi essa è indispensabile,essenziale! Il termine serve per indicare il processo di formazione dell’uomo(inteso sia come individuo sia come gruppo) diretto alla chiarificazione di sé,delle proprie peculiari caratteristiche fisiche,mentali e spirituali. Si intende ogni azione consapevole e voluta dell’adulto(e della società) per aiutare il bambino a crescere e svilupparsi armonicamente, in vista di un continuo arricchimento delle sue dimensioni,e al fine di favorire una sua positiva,attiva e critica integrazione nell’ambiente in cui si trova a dover vivere. Si può dire che l’esperienza educativa per l’uomo è qualcosa di necessario,costitutivo.Essa può essere definita come l’insieme degli eventi che, attraverso la comunicazione interpersonale e la trasmissione culturale, consentono lo sviluppo e la crescita, e dunque la trasformazione, sia individuali sia sociali, ed è evidente infatti che essa è e continua ad essere determinante ai fini del costituirsi stesso della storia del mondo…

mercoledì 10 dicembre 2008

L'acquisizione del linguaggio nei bambini..2


Oggi in questo post ho intenzione di terminare l’argomento intrapreso la scorsa volta,ovvero l’acquisizione del linguaggio nei bambini.Durante il primo anno di vita prendono forma i prerequisiti dell’apprendimento del linguaggio che sono intenzionalità e reciprocità. I bambini cominciano ad imitare le azioni degli adulti,la comunicazione non verbale ha luogo in una varietà di contesti: giocare, nutrirsi,vestirsi,andare a letto. I bambini apprendono la loro lingua determinando il significato che il parlante intende comunicare, e cercando poi di cogliere la relazione tra il significato e la lingua. Il genitore cerca di attrarre l’attenzione del bambino quando dice il nome di qualcosa. Egli solitamente parla lentamente,parole e frasi vengono ripetute più spesso, le stesse frasi sono più brevi e più semplici. Questo modo di parlare è chiamatomotheresematernese,dà rilievo a parole e sintagmi, e attira l’attenzione dei bambini più del linguaggio normalmente usato dagli adulti. Spesso il bambino può usare una singola parola per esprimere un intero messaggio,il cosiddetto linguaggio olofrastico. All’inizio le parole nuove vengono apprese piuttosto lentamente, verso la metà del secondo anno, gli enunciati ad una parola vengono sostituiti dagli enunciati a due parole. A questo punto cominciano ad apprendere la sintassi della lingua.

martedì 9 dicembre 2008

L'acquisizione del linguaggio nei bambini...


Oggi parlerò dell'importanza del linguaggio per il bambino.Il linguaggio è la capacità cognitiva che più caratterizza la specie umana;permette due funzioni:


-una comunicativa,grazie alla quale l'individuo ha la possibilità di favorire la trasmissioni di informazioni e l'interazione sociale;


-una conoscitiva,poiché permette di descrivere gli eventi attraverso i concetti che offrono conoscenze relative alla realtà.Esso è in massima parte appreso e si evolve nel corso della vita dell'individuo.Fin dalla nascita i bambini sono predisposti ad apprendere il linguaggio.Essi vengono al mondo dotati di sistemi percettivi specificamente rivolti all'apprendimento linguistico.Subito dopo la nascita,la produzione vocale del neonato è limitata al pianto e ad altri suoni.Le vocalizzazioni del neonato sono effetto di riflessi.Verso i 6 mesi,possono controllare volontariamente alcuni suoni consonantici,e si impegnano in una forma caratteristica di linguaggio infantile,le lallazioni che consistono di una consonante e di una vocale.Nel prossimo post approfondirò meglio e terminerò questo argomento.

lunedì 8 dicembre 2008

Fate i bravi!Come?


Oggi concludo la mia presentazione del libro"FATE I BRAVI".La tata ci dona una sintesi dei concetti più importanti sia per la carriera di genitori che di educatori.


1)Fermarsi ogni tanto e riscoprirsi i veri creatori del futuro.Il domani sarà quello che i bambini di oggi avranno imparato a essere e a fare da noi.


2)Creare un clima familiare sereno e gradevole,nell'ottica di una vera libertà che è composta da diritti e doveri.


3)Costruite in positivo la regola del comportamento da modificare..eliminare "NON,NON"..usare il "SI,SI FA Cosi".


4)Insegnate una sola regola per volta e rinforzate ogni piccolo successo!.


5)Apprezzate le qualità positive.


6)I bambini devono avere accanto persone buone e responsabili;non sanno come si fa siamo noi ad insegnarlo,essi si affidano a noi e in questo modo sono finalmente liberi di essere bambini e non brutte copie degli adulti!Infine...Messaggio a un bambino


Il regno di Dio è nell'uomo:


non in un uomo,


o in un gruppo di uomini,


ma in tutti gli uomini.


In voi!Voi avete il potere.


Il potere di creare la felicità!


Il potere di rendere questa vita


Libera e bella.


Di rendere questa vita


Una magnifica avventura.


E allora usiamo questo potere.


Uniamoci tutti.


Battiamoci per un mondo nuovo,


un mondo buono.


Charlie Chaplin(Charlot)

Bambini,che bei tipi!


Oggi tornerò a parlare del libro "FATE I BRAVI".Parlerò in generale dei bambini;le modalità con le quali si relaziona con gli altri fanno parte della sua socializzazione.Quando parliamo di personalità di un bambino,ci riferiamo proprio al suo comportamento nella società.Un bambino che cerca in continuazione attenzione,approvazione,aiuto da un adulto viene definito insicuro e dipendente.Un bambino che urla,grida,picchia,pretende cose non sue è ritenuto aggressivo e prepotente.Un bambino che sorride spesso,parla e sta volentieri con gli altri viene considerato estroverso e socievole,mentre un altro che preferisce stare da solo viene giudicato introverso o addirittura pauroso e timido.I genitori spesso pensano che la personalità è innata.Oggi sappiamo però da molti studi,che è molto importante per quello che riguarda il comportamento,ciò che i genitori insegnano al proprio figlio.La tata offre delle tipologie di atteggiamenti nei bambini che li fanno classificare in un certo modo.Abbiamo il bambino dipendente,coccolone,frignone,aggressivo e prepotente,il bambino"non voglio!",e il bambino timido.E' proprio su quest'ultimo aggettivo che cade il mio interesse,forse perchè per anni a scuola mi hanno dato quasi una colpa per essere una persona timida.La riservatezza è una qualità tipica di persone sensibili,intelligenti e riflessive con le quali è piacevole vivere.Mai considerere un bambino timido,come se avesse un difetto..ciò lo fa sentire diverso in modo negativo e accresce il suo disagio in una società che,purtroppo,è spesso solo apparenza e prepotenza"..